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CSR oggi: scegliamo da che parte stare!

Alessandro Benatti • set 24, 2020

“Foglia di fico” o strategia integrata di progresso e innovazione

Tempo di lettura: 4’
 
Ebbene sì, diciamolo: oggi parlare di CSR, dichiarare di praticarla, assume talvolta (forse troppo spesso) i connotati di una vera e propria “moda”.

Eppure, rispetto alla CSR, l’attuale complessità e conflittualità economica e sociale ci pongono definitivamente di fronte ad un bivio.

Da una parte si trova la CSR come “scudo sociale”, o peggio ancora come “foglia di fico”. Essa intenderebbe frapporsi tra l’impresa orientata al profitto ed il contesto sociale nel quale quel profitto stesso viene percepito come un “gravame” rispetto all’interesse e al bene pubblico. Tante, troppe azioni e strategie di CSR vengono pensate ed attuate come un conto da pagare, un costo da sostenere, da parte dell’impresa, per compensare il fatto che l’aumento del profitto equivarrebbe ad una sottrazione di ricchezza a danno dell’interesse comune e della collettività. Si tratta purtroppo di una visione che, peraltro, rischia di entrare in una pericolosa sintonia col rafforzarsi di una sensibilità “anti-impresa”, che in Italia, ahinoi, serpeggia in tanti meandri dell’opinione pubblica. E sarebbe arduo, in questo caso, provare anche a sostenere che, in definitiva, quella forma di presunta CSR non sia anch’essa parte del medesimo processo di accumulo del profitto. Infatti, essa serve, appunto, come scudo per evitare o lenire il conflitto sociale che può emergere contro un’impresa. Pare diventare, talvolta, una sorta di contenimento dell’egoistico istinto imprenditoriale, una stucchevole concessione per zittire le rivendicazioni di un interesse comune contrapposto a quello privato.

All’altro lato del bivio c’è invece la CSR come strumento serio, intelligente, coraggioso per affrontare la complessità crescente (o diveniente) del sistema economico-sociale. Si tratta, in questo caso, di strategie articolate, volte a conciliare l’interesse privato con quello collettivo, divenendo in tal modo fattore determinante di una “positiva e innovativa evoluzione” sia per l’impresa che per il contesto sociale.

Inutile dire che parteggiamo per questo secondo tipo di CSR.

La prima si compone di azioni singolarmente pensate ed attuate per raggiungere singoli obiettivi, socialmente riconosciuti come “buone pratiche”, che devono poi tradursi in stellette da appuntare sull’abito grigio di un singolo “soggetto” imprenditoriale. Accade spesso che, in definitiva, le ricadute sociali di tali azioni abbiano un valore estemporaneo ed occasionale: esse poco contribuiscono ad un miglioramento strutturale del contesto sociale su cui ricadono. Per questo motivo, tali ricadute, di frequente non vengono nemmeno “misurate”, o se ciò accade, vengono utilizzate metodologie superficiali, generiche, poco avanzate, molto autoreferenziali.

Il secondo tipo di CSR si basa invece su strategie integrate, che vengono progettate incrociando tra loro numerosi fattori. Tra essi si annoverano, necessariamente:
- l’innovazione, ovvero la tendenza a praticare la sostenibilità e la responsabilità dei processi produttivi, organizzativi, relazionali, adottando soluzioni realmente innovative sia dal punto di vista tecnico e scientifico che dal punto di vista sociale; questo fattore si accompagna sempre ad un senso complessivo di innovazione, intesa non verso i singoli stadi o processi aziendali, ma come tendenza ad essere una visione globale all’interno dell’impresa, in una forte tendenza al confronto e allo scambio con i contesti scientifici, tecnici, economici e sociali esterni all’azienda stessa;
- il rafforzamento di una cultura della responsabilità che sia fortemente condivisa e partecipata da parte di tutta l’organizzazione dell’impresa, e non solo dagli uffici ad essa dedicati;
- il rigore metodologico e progettuale di tutte le fasi di costruzione e di pratica della CSR, dalla progettazione, al coinvolgimento interno all’azienda e degli stakeholder esterni, alla fasi di sviluppo e di applicazione, alla misurazione costante degli impatti sociali;
- un forte impegno verso il benessere aziendale e verso il senso di appartenenza di tutti gli operatori dell’azienda;
- la “formazione continua”, nella certezza che il possesso di una visione ampia, di una cultura più forte e radicata in possesso a tutti gli operatori aziendali è necessaria a favorire il senso di appartenenza e di responsabilità di tutti gli addetti.

Ecco allora che questo tipo di CSR innesca e facilita i processi di innovazione integrale, pone l’azienda in un ruolo positivo verso il contesto sociale che la circonda, genera strategie di CSR in grado di ricadere positivamente, ma in maniera strutturale e permanente, sul contesto sociale stesso. Ed ecco allora che la CSR, così costruita e praticata, non costituisce più un costo, ma diviene uno straordinario fattore competitivo di sviluppo e di maggior profitto, naturalmente e positivamente accettato dall’intera collettività.
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